Nel vasto panorama dei libri che si interessano del tarantismo l’opera della Nolè ha una connotazione unica. L’autrice, infatti, laureata in Archeologia Culturale, unisce alle doti di studiosa e ricercatrice anche il suo essere danzatrice di taranta. Qualità che le consentono non solo di “parlare” della taranta ma anche di comunicare “le sue personali sensazioni” su questo fenomeno definito, di volta in volta, “folcloristico”, “antropologico”, “sociale”, “medico”…
Il libro, infatti passa in rassegna tutti gli studi compiuti a partire da tempi lontanissimi: dal mondo orgiastico greco a quello romano, religioso, medioevale, illuministico e contemporaneo. Come è noto, per lungo tempo si è ipotizzato che i “tarantati” erano “costretti” a ballare perché morsi dalla mitica tarantola. Del tarantismo se ne era occupato, ai massimi livelli, anche la religione cristiana con S. Pietro e S. Paolo che, durante la loro evangelizzazione dell’Italia, si fermano in Puglia, luogo dove il tarantismo era ed è molto diffuso. La loro permanenza in Puglia è ricordata dal paese chiamato S. Pietro in Galatina e da una chiesa dedicata a S. Paolo diventato guaritore dei tarantati. Del fenomeno si sono interessati studiosi di tutte le epoche. Pensiamo al dottore fisico di Melfi, Vincenzo Bruno che, nel Seicento, scrive Tre dialoghi sulla tarantola e all’empirista inglese George Berkeley che, nel suo viaggio in Italia compiuto nel 1717, quando arriva in Puglia chiede, insistentemente, informazioni sui tarantati. Ma lo studioso, certamente, più noto del tarantismo è stato Ernesto de Martino che, nel 1956 e 57, compie due viaggi in Puglia con una èquipe interdisciplinare composta da uno psicologo, psichiatra, musicista, antropologo, sociologo, guaritore…Suoi sono i libri più famosi su questo argomento: Morte e pianto nel mondo antico, Sud e magia, La terra del rimorso. L’opera della Nolè presenta anche tutti gli studi post De Martino fino all’inizio degli anni Duemila. Una ulteriore novità di questa opera è la presentazione dei musicisti contemporanei che si sono ispirati al tarantismo: da Antonio Infantino a Taranta Power di Eugenio Bennato, da Ambrogio Sparagna, più volte maestro concertatore della Notte della Taranta di Melpignano (Lecce) ai gruppi più tradizionali come i Tarantolati di Tricarico, I cantori di Carpìno, Officine Zoè, Canzoniere Grecanico, Ragnatela Folk band (di cui fa parte l’autrice). Chiude il libro la sezione dedicata ai laboratori ideati dalla stessa autrice nella sua doppia veste di insegnante/danzatrice. Emblematico il titolo del laboratorio “Vieni a spettinarti” che rappresenta un invito alle donne a liberarsi dai tabù e dai cliché abituali per assaporare il piacere, come sottolinea ancora l’autrice, di una musica che “deve passare per cuore, lo stomaco e arrivare ai piedi”.